domenica 8 giugno 2014

Dossier Furti



1. L’evoluzione del fenomeno: dai “topi d’auto” ai professionisti del furto.  Crollano i recuperi: in un anno perse le tracce di 66mila vetture
Solo 4 auto rubate su 10 vengono recuperate dalle Forze dell’Ordine e restituite ai legittimi proprietari.
Ogni anno sulle strade italiane si perdono le tracce di quasi 66.000 autoveicoli (180 al giorno, 7,5 ogni ora). Mentre il trend dei furti negli anni resta pressoché stabile, è costante il calo dei recuperi delle auto rubate che lo scorso anno hanno raggiunto la soglia minima del 41% sul totale delle vetture sottratte. Cambia fisionomia il business dei furti che risulta sempre di maggiore interesse per le organizzazioni criminali e muta anche il profilo dei protagonisti: dai “topi d’auto” ai professionisti del furto.
Sono questi i principali indicatori che emergono dal “Dossier annuale sui Furti d’Auto 2013”, elaborato da LoJack Italia, azienda leader nel rilevamento e recupero di beni rubati, che raccoglie e analizza i dati forniti dal Ministero dell’Interno e li integra con quelli provenienti dalle elaborazioni e report internazionali sul fenomeno.

2. Crisi economica, spending review e nuove tecnologie alimentano il fenomeno
Nel 2013 tre sono stati i  fattori che, oltre al sempre elevato numero di episodi di furti (quasi 112 mila), hanno contributo a mantenere alto il livello di allerta sul fenomeno, nonostante il nuovo crollo del mercato automobilistico registrato nel Belpaese e la nuova contrazione del parco auto circolante (“demotorizzazione”); in primis il procrastinarsi della crisi economica, che colpisce con maggiore forza i giovani (con indici di disoccupazione giunti ben oltre il 40%)  e le aree geografiche in cui questa piaga si fa sentire con maggiore incisività. In stretta connessione a questo trend ormai consolidato, va tenuta in debita considerazione la costante spending review applicata dagli Esecutivi che negli ultimi anni si stanno succedendo e che ha avuto ripercussioni sensibili anche sui fondi destinati alle Forze dell’Ordine e al controllo e tutela del territorio, indebolendo le attività di prevenzione e repressione, decisive per sventare un furto o perché questo si concluda con un recupero.

Inoltre, la diffusione di nuovi dispositivi “hi-tech” per rubare le auto e la loro disponibilità immediata e a buon mercato, attraverso internet, così come quella di tutorial e di vere e proprie “guide” al furto, hanno contribuito a mutare il profilo del ladro d’auto e i suoi “arnesi del mestiere”.

Restando sulla sponda del crimine, infine, c’è un trend, registrato in diversi Paesi Europei, che anche in Italia si sta accentuando e consiste nel costante rafforzamento dell’interesse da parte delle organizzazioni criminali per il business delle auto rubate.  Le vetture, trasportate all’estero (soprattutto verso i Paesi dell’Est, quali Romania, Ucraina e Ungheria), finiscono per alimentare il mercato delle auto usate o quello dei pezzi di ricambio.

In generale, la piaga dei furti d’auto sembra aver completato un processo evolutivo che l’ha portata ad assumere dimensioni transnazionali, un’organizzazione fortemente strutturata e in grado di sfruttare le falle nelle barriere doganali da un Paese all’altro, e ad essere a proprio agio con gli strumenti hi-tech che consentono di sottrarre le vetture in tempi più rapidi e con minori rischi. Alla tradizionale attività meccanica di scassinamento e sottrazione del veicolo si è sostituita oggi un’attività di intelligence tecnologica che supporta il furto del veicolo e lo proietta nel network dei traffici internazionali di auto rubate e dei pezzi di ricambio.

3. In Campania e Lazio record di mancati recuperi. Al Sud poche speranze di riavere l’auto rubata
Guardando al dettaglio territoriale, appare evidente come proprio le due Regioni leader della poco virtuosa classifica dei furti, Campania e Lazio, siano anche quelle che registrano un minore tasso di recuperi, rispettivamente 28% e 27%. I cittadini campani e laziali vittime di furto, vedono ridursi al lumicino le speranze di riavere la propria auto.
Lo scorso anno nella terra un tempo “felix” ben 15.967 sono sparite nel nulla, mentre altre 14.197 sono scomparse nel Lazio; in tutto quasi la metà dei complessivi 66mila autoveicoli desaparecidos a livello nazionale.

La performance particolarmente negativa di queste due Regioni si spiega con il forte radicamento in queste aree di organizzazioni criminali che trovano nelle attività di sottrazione delle auto una delle principali aree di business e sono particolarmente abili nel far perdere le proprie tracce subito dopo il colpo.

Tra le Regioni in cui il fenomeno lascia segni particolarmente evidenti, il Veneto e L’Emilia Romagna si distinguono per l’elevato tasso di recupero. In Emilia Romagna, lo scorso anno 2.346 veicoli rubati dei complessivi 3.035 (ben il 77%) sono stati poi recuperati, mentre in Veneto sono stati riconsegnati ai legittimi proprietari 1.564 auto delle 2.081 rubate (75%).

Ancora una volta, emerge un’Italia spaccata in due, in cui anche la percezione dolorosa di un evento come il furto viene vissuta differentemente, a seconda che si viva nel Centro-Sud, piuttosto che nel Nord-Italia.

La spaccatura e la diffusione a “macchia di leopardo” del fenomeno è confermata anche dal dettaglio sulle Regioni più colpite.
Cinque regioni, da sole, concentrano il 78% dell’intero volume d’affari criminale (ben 87.792 episodi).
Come accennato, la Campania mantiene il poco invidiabile primato (22.268), seguita da Lazio  (19.525), Sicilia (16.271), Lombardia (14.998) e Puglia (14.730).

“La costante contrazione dei recuperi di auto rubate”, osserva Maurizio Iperti, Amministratore Delegato di LoJack Italia, “conferma la pericolosità della piaga sociale dei furti che vede l’Italia da sempre ai primi posti a livello europeo. Il forte interessamento per questo business di bande criminali ben organizzate e l’utilizzo di dispositivi ad alta tecnologia rendono sempre più ardua l’opera di recupero dei veicoli sprovvisti di sistemi di antifurto ‘intelligenti’ in grado di localizzarli. Nonostante questo preoccupante trend, anche lo scorso anno, grazie alla nostra unica tecnologia in radio frequenza e alla sinergia strategica con le Forze dell’Ordine, siamo riusciti a garantire il recupero dei veicoli rubati (equipaggiati con i nostri dispositivi) nelle 10 ore successive al crimine e a supportare efficacemente l’attività investigativa di Polizia e Carabinieri”.

4. Il fenomeno dei furti d’auto nel Sud-Centro-Nord Italia
Come testimoniano anche i dati relativi al 2013, quello dei furti d’auto non è un fenomeno diffuso omogeneamente sul territorio nazionale, ma presenta peculiarità in ogni area geografica.
Sulla base delle esperienze maturate sul campo dal team Law Enforcement di LoJack, che quotidianamente supporta le Forze dell’Ordine nell’attività di rilevamento e recupero delle auto rubate, LoJack ha tracciato un profilo delle attività criminali collegate al furto d’auto, dei suoi protagonisti e delle principali tecniche utilizzate, in base all’area geografica in cui questo avviene.

4.1 Sud-Italia: mercato presidiato dalle organizzazioni criminali che utilizzano metodi tradizionali. Fenomeni emergenti: truffe sulle auto aziendali
Nelle Regioni meridionali i furti d’auto sono portati a termine per lo più da  criminali italiani, semplici “topi d’auto” occasionali (soprattutto a Napoli e in Sicilia) o membri di bande organizzate (in Puglia). In queste aree la sottrazione dell’auto viene spesso commessa per disporne per altre attività illecite (ad esempio rapine).

Le modalità più tradizionali di furto del veicolo, come la forzatura della portiera o la  rottura del vetro e il successivo cambio della centralina, risultano ancora le più utilizzate in queste regioni. Una pratica particolarmente diffusa a Napoli è la sottrazione del veicolo con rapina, spesso compiuta grazie all’utilizzo di scooter e motorini.

Una volta sottratte ai legittimi proprietari, le vetture vengono sottoposte a un attento esame, alla ricerca di eventuali sistemi di antifurto da mettere fuori uso e spesso poi fatte a pezzi nel giro di poche ore.
A essere oggetto delle attenzioni criminali non sono solo le vetture di lusso, ma anche le utilitarie, soprattutto quelle del costruttore nazionale.

Quali strade prendono le auto rubate nelle regioni meridionali? In Puglia alimentano soprattutto il mercato nero dei pezzi di ricambio, mentre in Campania resiste il cosiddetto “cavallo di ritorno”, ovvero l’estorsione nei confronti del proprietario del veicolo per la restituzione dello stesso.
Stanno, però, tornando a imporsi all’attenzione delle forze dell’ordine due fenomeni già evidenti negli anni passati: il primo riguarda le auto gravemente incidentate da cui vengono recuperate le targhe, riapplicate poi su altre vetture rubate, normalmente in circolazione; sempre in Campania, poi, si sta accentuando l’allarme per i furti di auto in noleggio a lungo termine. Le vetture rubate vengono portate in Germania o in altri Paesi dell’Europa dell’Est dove i malviventi hanno a disposizione circa due mesi per rivenderle, in quanto la società di noleggio solo dopo 60 giorni di insoluto avviano le procedure per recuperare il veicolo.

4.2 Centro-Italia: ladri dell’Europa dell’Est che alimentano traffici internazionali di vetture
Nelle regioni centrali sono particolarmente attivi i criminali provenienti dall’Est Europa, ladri saltuari o braccia operative di organizzazioni con sede in Ucraina e Romania che trasportano le vetture rubate sulle rotte dei traffici internazionali (Est Europa, Africa Settentrionale o Paesi Arabi).
Una consistente fetta del business criminale viene gestito direttamente anche da organizzazioni criminali provenienti dalla Campania che considerano il Lazio, e Roma in particolare, un prezioso bacino di vetture cui attingere per i mercati stranieri. In tale ottica la vicinanza al porto di Civitavecchia risulta di importanza strategica.

Particolarmente colpite dal fenomeno in quest’area, sono le auto in noleggio a breve e lungo termine.

Alle modalità di furto classiche (forzatura della portiera o del finestrino), si aggiungono tecniche più sofisticate come l’utilizzo di dispositivi elettronici che inibiscono il funzionamento del telecomando che regola la chiusura delle porte del veicolo o, una volta all’interno della vettura,  la clonazione della chiave.
Tra i brand e le auto preferite dai ladri in questa area geografica troviamo soprattutto AUDI e Mercedes per la fascia premium, ma anche Fiat 500 e Toyota Rav 4.

4.3 Nord-Italia: metodi hi-tech (jammer e clonazione delle chiavi) utilizzati da organizzazioni criminali ben strutturate
Nelle regioni del Nord Italia il panorama cambia sensibilmente: sono particolarmente attivi sia i connazionali che malviventi dell’Europa dell’Est e nord africani, ma inseriti in organizzazioni ben strutturate in cui ciascuno occupa un ruolo specifico nel business del traffico internazionale di vetture (chi ruba, chi bonifica, chi trasporta il veicolo verso l’Est Europa, i paesi dell’Africa settentrionale e quelli Arabi).
Molto attive in quest’area sono le principali organizzazioni criminali che considerano le regioni settentrionali una preziosa rampa di lancio per le vetture rubate in Italia verso traffici internazionali.

Si tratta di veri e propri professionisti del furto d’auto, dotati di strumenti tecnologici per mettere a segno i colpi e con relazioni molto radicate anche nel sistema economico.

Due gli strumenti hi-tech più utilizzati per il furto in queste regioni: il jammer, dispositivo in grado di bloccare il segnale satellitare lanciato da eventuali antifurti e le apparecchiature per clonare in pochi secondi le chiave delle auto. Una volta rubate, le vetture vengo inserite solitamente su rotte internazionali per essere poi utilizzate in vari modi. Tali traffici sono passati allo stretto vaglio delle Polizie di Frontiera e investigative (Interpol) che hanno riscontrato una serie di pratiche criminali messe in atto da bande organizzate, tra le quali emergono principalmente:
vetture di lusso rubate nel nord Italia, smontate pezzo per pezzo e trasportate all’interno di container verso i paesi dell’Est Europa;
utilizzo di sigilli doganali per evitare il controllo dei tir da parte della polizia di frontiera;
cambio d’identità delle vetture attraverso la contraffazione dei documenti oppure attraverso l’utilizzo di documentazione di auto incidentate non più circolanti.

 Oltre alla costante attenzione per i SUV, merita una menzione un vero e proprio caso che si è generato negli ultimi mesi intorno ai numerosi furti dei Range Rover Sport nelle regioni settentrionali, poi trasportati all’estero all’interno di container e rivenduti.

5.  Sulle rotte dei traffici internazionali di auto rubate, tra auto di lusso e mercato dei pezzi di ricambio
Il 90% dei Paesi membri dell’Unione evidenzia negli ultimi dieci anni il consolidamento del traffico internazionale di auto rubate strettamente connesso alle attività delle organizzazioni criminali, sempre più strutturate ed efficienti; le bande criminali sono oggi in grado di falsificare i documenti dei veicoli e di farli viaggiare, integri o già ridotti in pezzi, per decine di migliaia di chilometri in pochi giorni. In particolare, a essere esportati verso i Paesi dell’Est (Romania, Ungheria, Bulgaria, Lettonia, etc…) sono soprattutto i veicoli provenienti dall'Europa occidentale.

In seguito all’apertura dell’Unione Europea ai Paesi che rientravano nella sfera di influenza sovietica e alla conseguente libera circolazione di merci e cittadini nel Continente, per la polizia di frontiera è diventato più difficile riuscire a intercettare tali attività illecite.

Per le organizzazioni criminali è oggi possibile così spostarsi molto velocemente da un paese all'altro, senza particolari controlli. In tale contesto, svolge un ruolo centrale la Romania, per la posizione strategica sulle rotte dei traffici internazionali come mercato di approdo di vetture rubate o di transito verso altri Paesi.
L’Italia è una delle maggiori fonti di approvvigionamento di vetture a livello europeo. I veicoli provenienti dal Belpaese arrivano qui percorrendo tre diverse rotte: Italia-Austria-Ungheria-Romania, Italia-Slovenia-Ungheria-Romania e Italia-Grecia-Bulgaria-Romania.
Di qui le auto possono poi anche proseguire il proprio percorso verso Russia, Ucraina e Moldavia.

A essere inserite su queste rotte europee sono spesso vetture di lusso, molte delle quali provengono dal mercato svizzero. Dal 2010 a oggi oltre 200 vetture di lusso (Bentley, Rolls Royce, Mercedes, Audi e BMW) sono state rubate in Svizzera, per un valore complessivo di 16 mln di euro.
Proprio per contrastare questo fenomeno, si stanno rafforzando i network internazionali delle Forze dell’Ordine che vedono coinvolti polizia nazionale e di frontiera e Interpol, in collegamento tra loro attraverso strumenti telematici che rendono possibili segnalazioni da un Paese all’altro.

Ad alimentare questi traffici internazionali ci sono vere e proprie centrali di clonazione che “danno nuova vita e identità” alle auto rubate, fornendo loro, ad esempio, targhe di vetture radiate in altri Paesi oppure falsificando i documenti del veicolo, il numero di telaio o gli altri elementi distintivi dello stesso.

In generale, a livello europeo si stima che il 70% dei veicoli rubati venga venduto come veicolo di seconda mano o cannibalizzato, mentre il restante 30% viene esportato illegalmente. Dal punto di vista geografico si registra un maggior numero di episodi criminali nelle vicinanze delle frontiere o dei porti.

6.  Nel 1993 per scassinare un’auto ci volevano 9 minuti, oggi bastano14 secondi
Il supporto hi-tech nelle attività di furto è una costante a livello europeo, tanto che ormai gran parte delle sottrazioni di auto nel “vecchio Continente” avviene in modo non tradizionale.

L’effrazione del vetro, il duplicato o la sottrazione della chiave al ristorante o in palestra e lo “scassinamento” della portiera stanno definitivamente lasciando il posto all’utilizzo di nuove, più sicure e rapide tecniche; su tutte i dispositivi elettronici utili a impedire la chiusura delle porte a distanza o i dispositivi in grado di riprogrammare la centralina, e ancora i jammer capaci di mettere fuori uso antifurti satellitari o i device utilizzati per clonare i codici criptati che autorizzano l’apertura e la chiusura delle portiere.

Grazie a questa evoluzione tecnologica, diventa più arduo per le Forze dell’Ordine cogliere sul fatto ladri sempre più rapidi: se, infatti, nel 1993 i tempi per scassinare una vettura prevedevano 9 minuti di laboriosa attività, nel 2011 si è passati a 60 secondi, mentre oggi ne bastano solo 14.

In Italia, come in Europa, spesso a essere nel mirino dei “topi d’auto” organizzati sono le società di noleggio a breve e lungo termine, le cui flotte sono particolarmente appetibili, in quanto praticamente nuove, sempre mantenute e spesso poco protette.